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  • Immagine del redattoreDr Anna Carlotta Grassi

Neuroni specchio: le regole dell'empatia.

Cari lettori, oggi vi racconto di un argomento che mi sta particolarmente a cuore: i neuroni specchio.

Probabilmente ne avete già sentito parlare in televisione o avete letto sui giornali; io li ho conosciuti studiando a Parma, la loro culla, ed è stato un colpo di fulmine. Giocano un ruolo importante nella mia passione per le neuroscienze e da sempre faccio il tifo perché il team che li ha scoperti vinca il premio Nobel.

Leggerete che però non è tutto oro quel che luccica e che l'enorme potenziale di questa scoperta sta creando non poca discussione nella comunità scientifica.

Ma, senza ulteriori indugi, andiamo a scoprire cosa sono i neuroni specchio!


Come, dove e quando: la scoperta

Parma, 1992. Nel dipartimento di Neuroscienze dell'ateneo, i fisiologi Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio Gallese e Giuseppe di Pellegrino capitanati da Giacomo Rizzolatti stanno studiando l'attività dei neuroni situati nella circonvoluzione frontale inferiore dell'area premotoria ( regione F5) del macaco e responsabili dei movimenti della mano e della bocca. Il compito della scimmia è semplice: afferrare e manipolare gli stimoli (cibo) forniti dagli sperimentatori. Il lavoro dei ricercatori, al contrario, è più complesso, quindi decidono di fare una breve pausa, lasciando accesa la strumentazione: uno di loro (Giuseppe di Pellegrino, per sua fiera dichiarazione) afferra una banana... e le macchine registrano l'attività dei neuroni in F5 del macaco, che era fermo ed aveva solamente osservato l'affamato ricercatore prendere in mano il suo spuntino.

Come è possibile questo, visto che i neuroni di quella regione sono si attivano nell'eseguire i movimenti? Inizialmente il team pensa ad un errore, ma l'attivazione si ripresenta ogni volta che la scimmia vede uno di loro prendere in mano o portare alla bocca un oggetto: quindi i ricercatori capiscono che le funzioni di questi neuroni non sono puramente motorie come si pensava, ma che c'è dell'altro.

Così, per caso, è stata fatta quella che forse è la scoperta neuroscientifica più famosa degli ultimi decenni.


Il significato della scoperta

In maniera fortuita, Rizzolatti ed i colleghi hanno dimostrato che nell'area premotoria del macaco esistono neuroni che si attivano quando questo compie un movimento della mano o della bocca, ma anche quando osserva lo stesso tipo di movimento eseguito da qualcun altro: in altre parole, questi neuroni rispecchiano il comportamento dell'altro, facendo attivare il cervello come se ne fossimo noi stessi gli esecutori. Da qui, il nome "neuroni specchio". La funzione di quest'attivazione, nella scimmia, sarebbe comprendere l'azione che l'altro sta svolgendo: in una parola, riconoscerla. Sembrerebbero anche implicati nell'apprendimento per imitazione.


Il passo successivo del team è stato quello di cercare questa particolare classe di neuroni anche nell'uomo; diversamente agli studi di neurofisiologia sul macaco, non è eticamente possibile cercare evidenza diretta impiantando elettrodi nel cervello dei volontari partecipanti, quindi si è proceduto ad indagare mediante altre tecniche (risonanza magnetica, elettroencefalogramma, stimolazione magnetica transcranica) e nel 1995 hanno individuato il cosiddetto "sistema neuroni specchio", più esteso e complesso rispetto a quello del macaco ma che sembra essere composto da cellule con le medesime proprietà. Altri studi hanno dimostrato come questi neuroni siano attivati anche da stimoli uditivi: udire il suono connesso ad un'azione (ad esempio, battere le mani) pur senza vederla, provoca in questo sistema lo stesso pattern di attività che si evidenzia quando l'azione viene eseguita in prima persona.

Inoltre, nell'uomo il sistema specchio risponde anche quando l'azione è solamente mimata, non è necessario che avvenga un'interazione con l'oggetto reale.



Nel caso del sistema mirror nell'uomo, le interpretazioni sulla funzione sono più numerose. Vale sempre l'assunto della funzione di comprensione, riconoscimento ed imitazione dell'azione altrui, come per il macaco; tuttavia, la faccenda si complica per via della specializzazione cerebrale nell'analisi delle emozioni proprie ed altrui assente negli altri primati, ed una delle ipotesi più gettonate è proprio quella che il sistema specchio possa essere alla base della capacità di provare empatia. In effetti, provare la stessa attivazione emotiva che vediamo sul volto di qualcun'altro sembra molto simile a quello che il sistema specchio fa per le azioni. I neuroni specchio, in questo senso potrebbero essere alla base del comportamento sociale umano.


La scoperta del sistema mirror nell'uomo ha dato il via ad una serie impressionante di ricerche mirate a scoprire se esso può essere la spiegazione alla base di moltissime questioni aperte, dall'empatia all'autismo, passando per il linguaggio e per una miriade di altri temi, inclusa la cinematerapia.

Qualcosa che nemmeno Rizzolatti ed i suoi colleghi si aspettavano.


Le polemiche sulle mille applicazioni

La tentazione ad interpretare e ad andare oltre il dato di fatto lanciandosi in voli pindarici è qualcosa da cui gli psicologi in formazione sono messi in guardia, anzi, sono addestrati a perdere questo vizio e a restare su quello che la persona porta in seduta.

In questi venti e passa anni, con i neuroni specchio la comunità scientifica si è comportata proprio come uno psicologo che interpreta a modo suo, perdendo un po' di vista i dati reali.

Anche grandi nomi delle neuroscienze si sono sbilanciati sull'importanza di queste piccole cellule: addirittura, Vilayanur Ramachandran sostiene che "i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia". Mica poco...

Senza dubbio, tutto questo è dovuto alla grande ammirazione che la scoperta dei neuroni specchio ha suscitato; quello che fa riflettere e che sta dando luogo a polemiche all'interno della comunità scientifica, è l'uso di questa scoperta come spiegazione per molti e disparati fenomeni, talvolta senza tener conto che non sempre ci sono, ad oggi, prove scientifiche che supportino queste teorie.


Conclusione

Non mi sono volutamente soffermata più di tanto sulle ipotesi circa la funzione dei neuroni specchio, in primo luogo perché questo articolo sarebbe diventato molto più lungo e forse avrebbe messo a dura prova il vostro interesse, ma soprattutto perché ho voluto dare risalto all'importanza in sé e per sé di questa scoperta. In ogni caso, le ipotesi potrebbero essere spunti per altri articoli.

Credo che, al di là delle potenziali implicazioni che questa scoperta suggerisce, l'esistenza di cellule che vengono attivate sia dall'esecuzione di un'azione che dalla visione o dall'ascolto della stessa azione fatta da qualcun'altro, abbia rivoluzionato le conoscenze base della neurofisiologia.

E, personalmente, sono davvero curiosa di vedere cosa porteranno alla luce le ricerche che si stanno facendo sull'argomento, in tutto il mondo.


Se l'articolo vi è piaciuto o se avete dubbi, condividete e commentate qui sul blog o sulla mia pagina Facebook!

Al prossimo articolo...


Risorse

  • "So quel che fai" di Giacomo Rizzolatti e Corrado Sinigaglia, ed. Cortina 2006: un testo divulgativo e di facile lettura, perfetto per chi è curioso di approfondire l'argomento direttamente con le parole del prof. Rizzolatti.

  • Un interessante articolo, uscito nel 2014 sul Corriere della sera, per riportare tutti con i piedi per terra e ricordarci che non ci sono ancora prove scientifiche di molte tra le ipotesi interpretative sulla funzione dei neuroni specchio.

  • La TED Talk di Ramachandran sui neuroni specchio (per chi non mastica l'inglese è sottotitolata in italiano).


Per una breve finestra di tempo, i primati hanno la facoltà innata di imitare il comportamento.

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